Il mondo del lavoro sta vivendo una trasformazione epocale, segnata da una crisi demografica senza precedenti, da un’accelerazione tecnologica continua e da un mutamento radicale dei modelli produttivi. In questo scenario, il mismatch tra domanda e offerta di lavoro si fa sempre più evidente, con le imprese che faticano a trovare i talenti di cui hanno bisogno per rimanere competitive.
L’Allarme di Confindustria
Emanuele Orsini, presidente di Confindustria, ha recentemente lanciato un allarme significativo sulla situazione occupazionale italiana. «Il problema della natalità non è solo un tema italiano. Oggi 700mila persone vanno in pensione e abbiamo solo 400mila neonati. Già oggi servirebbero 100mila lavoratori in più, e questo gap è destinato a crescere». Il declino demografico si traduce quindi in un problema strutturale per il mercato del lavoro, con effetti negativi sulla crescita economica.
Un Mercato del Lavoro in Tensione
Secondo Confindustria, il problema delle assunzioni è ormai una questione centrale per le aziende: il 69,8% delle imprese italiane con posizioni aperte riscontra difficoltà nel reperire competenze adeguate. I dati Excelsior di Unioncamere e del Ministero del Lavoro evidenziano come questa criticità sia cresciuta negli anni: dal 26% nel 2019 al 49,4% nel gennaio 2024. Il mancato incontro tra domanda e offerta di lavoro ha un impatto economico rilevante, con un costo stimato di circa 44 miliardi di euro di valore aggiunto perso nel 2023, pari a 2,5 punti di PIL.
Le Professioni Più Ricercate e Introvabili
Nel primo trimestre del 2024 le imprese italiane sono alla ricerca di circa 1,4 milioni di lavoratori, con particolare domanda nei settori turistico e commerciale. Tuttavia, esistono specifiche professioni per cui il reperimento è particolarmente difficile:
- Professioni intellettuali e scientifiche: analisti e specialisti in applicazioni (62,1%), ingegneri (58,5%).
- Professioni tecniche: tecnici della gestione dei processi produttivi (67%), tecnici della salute (66,3%).
- Professioni nei servizi: operatori della cura estetica (59,8%), professioni nei servizi sanitari e sociali (55,9%).
- Operai specializzati: installatori e manutentori di attrezzature elettriche/elettroniche (75,5%), fonditori e saldatori (74,5%).
- Conduttori di macchine: operai dell’industria tessile (67,9%), addetti alle macchine automatiche per la lavorazione dei metalli (65,6%).
Competenze Tecniche e Digitali Mancanti
Le difficoltà di selezione riguardano principalmente la carenza di competenze tecniche, segnalata dal 69,2% delle imprese. Anche le competenze manuali sono carenti nel 47,9% dei casi a livello nazionale e nel 58,9% nel settore industriale. La transizione digitale e la necessità di competenze legate all’internazionalizzazione e alla sostenibilità aggravano ulteriormente il problema.
L’Impennata del Mismatch e il Rischio Futuro
Le proiezioni demografiche dell’Istat indicano che nel quinquennio 2024-2028 il mismatch quantitativo potrebbe aggravarsi, con una carenza prevista di 1,3 milioni di lavoratori. La fascia centrale della forza lavoro (35-49 anni) si sta riducendo drasticamente: dal 2014 al 2024 è passata da 10,5 milioni a meno di 8,8 milioni di lavoratori. Allo stesso tempo, la popolazione tra i 25 e i 34 anni è scesa di oltre 2,3 milioni negli ultimi vent’anni, portando con sé un inevitabile calo di occupati.
L’Influenza del Costo della Vita
Un ulteriore ostacolo alla mobilità lavorativa è il costo dell’abitare, soprattutto nei centri urbani più dinamici come Milano, Venezia, Bologna, Firenze e Roma. Il caro affitti penalizza la ricerca di personale, rendendo difficile l’attrazione di talenti nelle aree con maggiore domanda di lavoro. A Milano, ad esempio, il costo degli affitti è superiore del 70% rispetto alla media nazionale, mentre la produttività del lavoro è più alta solo del 40%, creando uno squilibrio economico che disincentiva i lavoratori a trasferirsi.
Le Soluzioni Possibili
- Affrontare il problema richiede un mix di soluzioni a livello politico e aziendale:
- Aumento del tasso di occupazione, con incentivi per il reinserimento lavorativo di categorie svantaggiate.
- Maggiore ingresso di lavoratori stranieri in modo regolamentato.
- Investimento nella formazione continua: il 64,3% delle imprese che segnalano difficoltà di reperimento già oggi investe in percorsi formativi.
- Coinvolgimento delle aziende nei programmi educativi: l’integrazione tra scuola e lavoro, attraverso gli ITS Academy e percorsi di formazione duale, può creare un bacino di competenze in linea con le necessità del mercato.
La sfida per il futuro è chiara: colmare il gap tra domanda e offerta di lavoro sarà cruciale per garantire crescita e competitività alle imprese italiane. Lavorare su soluzioni concrete oggi significa evitare un’emergenza ancora più